“Il tempo ritrovato” è un lavoro un po’ diverso dai miei soliti, sia per il soggetto che per la destinazione d’uso. Normalmente come sapete lavoro solo in esterna e questa è stata un’eccezione (insieme al pezzo per Dukka, omaggio alla storia palestinese).
La motivazione spero di potervela raccontare più avanti perché è in forse un progetto più importante cui l’opera si collegherebbe.
Per ora vi dico due parole su questa sirena che a tanti è piaciuta per la sua dimensione onirica e cromatica.
Si tratta di un’anamorfosi laterale realizzata ai primi di gennaio ad Anzano del Parco per Antares, un’azienda del comasco che produce tessuti di alta qualità nel segno della eco-sostenibilità e seguendo un modello di sviluppo circolare anziché lineare.
Massimo ed Elena, dopo aver visto i miei lavori, mi hanno chiesto di collaborare con loro per rinnovare lo showroom aziendale. Dopo un’iniziale titubanza e presentandomi in modo forse troppo energico per quanto riguarda la libertà di soggetto e la poetica delle opere, ho accettato la sfida.
Chi mi conosce sa che sono abbastanza lontana dal mondo della moda e della bellezza in generale, indosso ancora abiti di vent’anni fa e quando decido di compare un paio di scarpe è perché quelle che ho si sono sfasciate e sono introvabili perché passate di moda da un lustro.
Dipingo inoltre volti rugosi di anziani o ragazzini tristi o donne ardite che trapassano con lo sguardo. Scene malinconiche su come siamo trasformati dagli eventi, mi piace chiamarle elegie inquiete del tempo.
Cosa c’entro quindi con questi pregevoli tessuti dalle cromie sfavillanti, con le sfilate in bikini, le fiere e tutto il resto? Probabilmente nulla.
Ho visto però oltre alla vivacità creativa una seria motivazione da parte dei titolari a investire nella direzione del riciclo, della qualità tecnica dei tessuti, del biodegradabile, lontano da metalli pesanti e prodotti chimici nocivi. Ho provato quindi a confrontarmi con un soggetto che trasmettesse non solo fermezza ed empatia con la natura ma anche bellezza in ogni modo, nel vero senso del termine.
La parete dello showroom, di circa 3×10 metri, era un corridoio stretto e quindi immediatamente ho proposto un dipinto anamorfico, visibile arrivando dall’ingresso dell’azienda.
Nel vedere il muro ho pensato ad una sorta di vasca virtuale che fosse più una finestra su un oceanario misterioso. Ho immaginato una figura leggendaria, una sirena, che potesse mediare simbolicamente tra uomo e natura. Ho voluto infine che la sirena trovasse un orologio ammaccato da panciotto e che perdesse poi il suo sguardo altrove in pensieri sospesi, ragionando su cosa sia il passare del tempo e su cosa cambi goccia dopo goccia le sue (e nostre) giornate.
Ho quindi chiesto aiuto al mio amico Fabio Fedele, per la finezza e la leggiadria delle sue figure femminili, per quei capelli lunghi svolazzanti che tanto vi sono piaciuti. Era il dinamismo che cercavo e che volevo si contrapponesse allo sguardo immobile e ai pensieri cristallizzati che avevo in mente.
Fra gli ecosistemi che più risentono dell’impatto umano vi sono gli ecosistemi marini, molto complessi e altrettanto poco conosciuti, che si trovano a fronteggiare rapidi e simultanei mutamenti – aumento delle temperature, acidificazione delle acque, pesca eccessiva, inquinamento, introduzione di specie aliene – che rischiano di ridurre drasticamente i tassi locali di biodiversità, causando una vera e propria desertificazione dei fondali.
L’oceano purtroppo diventa sempre più la discarica della Terra.
Nel mio “tempo ritrovato” siamo in un momento che precede il disastro, un’era di quiete e bellezza che presagisce però una spada di Damocle. Oppure è un tempo futuro, un’era di pace ritrovata che ha lasciato nelle menti rinfocolii tragici.
Nello sguardo della sirena la consapevolezza del pericolo imminente e il sentirsi impotente di fronte ad esso oppure il ricordo di un oscuro passato?
Mi piace più la seconda versione e l’idea di vederlo come lo smarrimento collettivo che succede uno sguardo a ritroso.
Nel titolo infatti c’è un piccolo omaggio a Proust, che con difficoltà ho digerito da adolescente.
Il tempo ritrovato è l’unico tempo concesso alla nostra memoria, l’ineffabile vero diventa raggiungibile solo mediante un’interpretazione postuma, a fatti compiuti, mediante il ricordo.
In English 🙂
“Time regained” is a work that is a bit different from my usual ones, both for the subject and for the intended use.Normally, as you know, I only work outdoors and this was an exception (along with the piece for Dukka, a tribute to Palestinian history).
I hope to be able to tell you the motivation later because it is perhaps a more important project to which the work would be connected. For now, I’ll tell you a few words about this siren that many liked for its dreamlike and chromatic dimension.
It is a lateral anamorphosis created in early January in Anzano del Parco for Antares, a company in the Como area that produces high-quality fabrics in the name of eco-sustainability and following a circular rather than linear development model. Massimo and Elena, after seeing my work, asked me to collaborate with them to renovate the company showroom.
After an initial hesitation and perhaps introducing myself too forcefully regarding the freedom of the subject and the poetics of the works, I accepted the challenge.
Anyone who knows me knows that I’m quite far from the world of fashion and beauty in general, I still wear clothes from twenty years ago and when I decide to buy a pair of shoes it’s because the ones I have are destroyed and are nowhere to be found because they are out of fashion
from years. I also paint wrinkled faces of old people or sad kids or daring women who pierce with their gaze. Melancholy scenes about how we are transformed by events, I like to call them restless elegies of time.
So, what does these precious fabrics with sparkling colors have to do with bikini fashion shows, fairs and all the rest?
Probably nothing.
However, in addition to the creative vivacity, I saw a serious motivation from the owners to invest in the direction of recycling, the technical quality of the fabrics, the biodegradable, away from heavy metals and harmful chemicals.
Therefore, I tried to deal with a subject that conveys not only firmness and empathy with nature but also beauty in every way, in the true sense of the term. The wall of the showroom, measuring about 3×10 meters, was a narrow corridor and therefore I immediately proposed an anamorphic painting, visible when arriving from the company entrance.
Seeing the wall, I thought of a sort of virtual tank that was more like a window onto a mysterious oceanarium.
I imagined a legendary figure, a mermaid, who could symbolically mediate between man and nature.
Finally, I wanted the siren to find a dented watch from a waistcoat and then lose her gaze elsewhere in suspended thoughts, reasoning about what the passage of time is and what changes her (and our) days drop by drop.
Then I asked my friend Fabio Fedele for help, for the finesse and grace of her female figures, for that long fluttering hair that you liked so much.
It was the dynamism that I was looking for and that I wanted to contrast with the immobile gaze and the crystallized thoughts that I had in mind.
Among the ecosystems most affected by human impact are marine ecosystems, very complex and equally little known, which are faced with rapid and simultaneous changes – rising temperatures, acidification of waters, overfishing, pollution, introduction of alien species
– which risk drastically reducing the local rates of biodiversity, causing a real desertification of the seabed.
Unfortunately, the ocean is increasingly becoming the Earth’s dumping ground.
In my artwork we are in a moment that precedes the disaster, an era of stillness and beauty that however portends a sword of Damocles.
Or it is a future time, an era of newfound peace that has left tragic rekindles in the minds.
In the siren’s gaze, awareness of imminent danger and feeling helpless in the face of it or the memory of a dark past? I like the second version more and the idea of seeing it as the collective bewilderment that happens when you look back.
In fact, in the title there is a small tribute to Proust, which I had difficulty digesting as a teenager. Regained time is the only time granted to our memory, the ineffable truth becomes reachable only through a posthumous interpretation, after the fact, through memory.