La mia ultima installazione è dedicata ad un luogo speciale, una chiesa storica abbandonata.
Per chi mi conosce, torno alle intimità urbane di resistenza e resa.
Stavolta però è un’opera che trascende l’autobiografia per testimoniare la violenza e la disperazione del nostro tempo. Un pezzo sacro che nasce dal dolore per le vittime del Mediterraneo, che ha restituito alle spiagge europee decine di migliaia di cadaveri, corpi eloquenti cui spesso è negata l’identità.
Una madre in lacrime regge una barca di legno, culla surreale che ospita il corpicino rattrappito del figlio ferito, mentre una colomba vigila. Ai loro piedi, una tomba scoperchiata.
Una Pietà che volutamente richiama immagini di fotogiornalismo. È tremendamente vero, purtroppo, non resta nulla di edulcorabile.
Un’umanità dimenticata in un luogo abbandonato, una sorte comune e pervasiva che rende incisivo un monito alle coscienze.
Il titolo suona come un ossimoro ma è un grido di speranza. Il naufrago in realtà è un superstite, nonostante tutto.
Ps. Rispettate i luoghi abbandonati, state in silenzio, non toccate nulla, custodiscono profonda memoria.
My latest installation – Shipwrecked – is dedicated to a special place, an abandoned historic church.
For those who know me, I go back to the urban intimacies of resistance and surrender.
This time, however, it is a work that transcends autobiography to bear witness to the violence and despair of our time. A sacred piece that comes from the pain for the victims of the Mediterranean, which has returned tens of thousands of corpses to European beaches, eloquent bodies whose identity is often denied.
A weeping mother holds a wooden boat, a surreal cradle that houses the shriveled body of her wounded son, while a dove keeps watch. At their feet, an uncovered tomb.
A Pietà that deliberately recalls images of photojournalism. It is terribly true, unfortunately, there is nothing sweetenable left.
A forgotten humanity in an abandoned place, a common and pervasive fate that makes an incisive warning to consciences.
The title sounds like an oxymoron but it’s a cry of hope. The castaway is actually a survivor, despite everything.
(please, Respect abandoned places, stay silent, don’t touch anything, they hold deep memory).