Europa smarrita, installazione, Luogo abbandonato, 2025

«Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’oltraggiosa fortuna o prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…» (Shakespeare, Amleto)

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“Dove sei finita?”, mi avete domandato.

Vittima del famoso apatico incespicare, faccio capolino con una nuova installazione, l’ennesima incursione nelle intimità urbane dedicate ai luoghi abbandonati (opere effimere che così bene mi rappresentano oggi, essenza nell’assenza).

Smarrirsi è terapeutico, dicevamo, per ritrovare lentamente una meno aspra sintonia col mondo, ma a volte si cammina basiti in un ginepraio folle. Siamo ciechi e sordi (mai muti, purtroppo). Dove stiamo andando?

Assistiamo stupefatti all’agonia della politica estera comune europea, che culla l’idea folle di una Banca per il Riarmo, mentre restano inascoltati i mandati di cattura emessi dalla Corte penale dell’Aia, svuotando di fatto di valore giuridico il diritto internazionale. L’Europa è debole e sta vivendo una profonda crisi identitaria. La sottomissione al complesso militare ed economico americano e israeliano è totale e imprese quotate in Borsa premono sui rispettivi governi per cospicui profitti. La corsa al riarmo rischia di indebolire un’Europa già dilaniata dai particolarismi nazionali, di mettere in sordina la democrazia, sacrificando la coesione sociale, dimenticando fra l’altro le inevitabili conseguenze nefaste sul piano umanitario. La direzione somiglia pericolosamente a quella imboccata dai sonnambuli che portarono l’Europa al primo tragico conflitto mondiale.

Una soffitta colma di panni e scarpe, oggetti dimenticati da chi è scappato, senza il tempo di raccogliere i propri beni, di farsi domande. Alcune bombe e granate a terra, inesplose. Una ragazzina in fuga si nasconde all’interno di una vecchia valigia, veste uno strano abito che intreccia passato e futuro, cuffie e scarponi enormi. Ci guarda intensamente e accarezza una maschera antigas che porta una corona di spine a 12 stelle. Ricorda il teschio che regge Amleto, evoca morte e salvezza, umanità dolente, dubbio esistenziale prima di tutto. La indosserà?

Simbolo forte, la corona di spine, uno degli strumenti usati per infliggere sofferenze a Cristo durante la Passione, adottato nell’intenzione dei carnefici per irridere la sua regalità. Tragico mezzo finalizzato all’abiezione, poi considerato per contrasto dai cristiani come un luminoso segno di salvezza. Fatico a trovare speranza, laddove si è persa identità, dove i valori soggiacciono agli interessi economici. Dove vai Europa?

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(English text)

Lost Europe, installation, Abandoned Place in Italy, 2025

“To be, or not to be, that is the question: whether ’tis nobler in the mind to suffer the slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms against a sea of ​​troubles and, resisting, end them? To die, to sleep…” (Shakespeare, Hamlet)

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“Where have you gone?”, you asked me.

Victim of the famous apathetic stumble, I peep out with a new installation, yet another foray into urban intimacies dedicated to abandoned places (ephemeral works that represent me so well today, essence in absence).

Getting lost is therapeutic, we said, to slowly find a less harsh harmony with the world, but sometimes we walk stunned in a crazy thicket. We are blind and deaf (never mute, unfortunately). Where are we going?

We are witnessing in amazement the agony of the common European foreign policy, which nurtures the crazy idea of ​​a Rearmament Bank, while the arrest warrants issued by the International Criminal Court in The Hague remain unheard, effectively emptying international law of its legal value. Europe is weak and is experiencing a profound identity crisis. Submission to the American and Israeli military and economic complex is total and companies listed on the stock exchange are pressuring their respective governments for conspicuous profits. The rearmament race risks weakening a Europe already torn apart by national particularisms, muting democracy, sacrificing social cohesion, forgetting among other things the inevitable disastrous consequences on the humanitarian level. The direction dangerously resembles that taken by the sleepwalkers who led Europe to the first tragic world conflict. An attic full of clothes and shoes, objects forgotten by those who escaped, without the time to gather their belongings, to ask questions. Some bombs and grenades on the ground, unexploded. A young girl on the run hides inside an old suitcase, wearing a strange dress that intertwines past and future, headphones and huge boots. She looks at us intensely and caresses a gas mask that bears a crown of thorns with 12 stars. It recalls the skull that Hamlet holds, it evokes death and salvation, suffering humanity, existential doubt above all. Will she wear it?

A strong symbol, the crown of thorns, one of the instruments used to inflict suffering on Christ during the Passion, adopted in the intention of the executioners to mock his royalty. A tragic means aimed at abjection, then considered by contrast by Christians as a luminous sign of salvation. I struggle to find hope, where identity has been lost, where values ​​are subject to economic interests. Where are you going Europe?

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